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Instabilità femoro-rotulea

La rotula è un osso sesamoide che, grazie a particolari caratteristiche, è inglobata in un tendine abbastanza lungo, che ne migliora l’efficacia. In particolare, essa si trova tra due tendini differenti – il tendine quadricipitale e il tendine rotuleo – ma funziona come un unico tendine per l'azione del muscolo estensore del ginocchio, il quadricipite. La rotula facilita la flesso-estensione del ginocchio, riducendo la forza necessaria dal quadricipite, poiché agisce come una leva. Inoltre, incrementa il braccio di leva del quadricipite e guida la forza esercitata dal muscolo, scorrendo in una scanalatura concava nel femore (la troclea femorale), simile a una carrucola. Le superfici ossee della rotula e del femore si muovono l’una sull’altra grazie a un rivestimento cartilagineo reciproco.

La rotula è stabilizzata dal movimento coordinato dei muscoli del quadricipite e dalla tensione di due legamenti (alare mediale e laterale), che agiscono come le redini di un cavallo. Se uno di questi legamenti è troppo teso o troppo lento, la rotula potrebbe deviare lateralmente mentre scorre nella troclea. La stabilità della rotula dipende anche dalla forma dell’osso: se la troclea del femore è poco profonda o ruotata (displasia trocleare), la rotula tende facilmente a fuoriuscire dalla sua sede. Un altro fattore importante è l’altezza della rotula: una rotula alta non impegna correttamente la troclea e aumenta il rischio di lussazione. Anche piccoli cambiamenti nella forma o nella funzione delle strutture muscolari, scheletriche o legamentose possono causare un aumento della pressione sull’articolazione femoro-rotulea, con conseguente dolore o instabilità (sublussazione), che può arrivare fino alla fuoriuscita della rotula (lussazione).

Il quadricipite, composto dal retto femorale, vasto intermedio, vasto laterale e vasto mediale (o vasto mediale obliquo), svolge un ruolo cruciale nella stabilizzazione della rotula. Il vasto intermedio corre parallelamente al femore, mentre gli altri muscoli si inseriscono sulla rotula a diverse angolazioni. Il movimento del quadricipite non è diretto, ma si compie secondo un angolo, l'angolo Q, che è normale quando si trova tra i 10° e i 15°, leggermente maggiore nelle donne a causa di un bacino più largo. Il vasto mediale si inserisce sulla parte superiore e interna della rotula, ma può essere meno efficace nella stabilizzazione se le sue fibre sono più verticali invece che oblique. Per questo motivo, la riabilitazione dovrebbe concentrarsi sul vasto mediale obliquo.

I sintomi di origine rotulea si manifestano prevalentemente nelle donne giovani (adolescenti) o adulte (40-60 anni). Il dolore anteriore al ginocchio può avere diverse cause, sia nell'articolazione femoro-rotulea che nei tessuti circostanti (muscoli, tendini, capsula). È importante valutare con attenzione la causa del dolore, dato che spesso i pazienti con dolore femoro-rotuleo non mostrano segni evidenti o anomalie facilmente identificabili. Circa il 20% delle adolescenti presenta sintomi di malallineamento femoro-rotuleo, ma solo una piccola percentuale sviluppa dolore. Al contrario, molti pazienti con segni clinici evidenti non avvertono dolore.

Il dolore si manifesta principalmente nella parte anteriore del ginocchio e si acuisce in determinate situazioni, come salendo le scale o rialzandosi dopo aver tenuto il ginocchio piegato per lungo tempo. Raramente si verifica gonfiore, che, se presente, potrebbe indicare altre condizioni come lesioni meniscali o rotture legamentose. Il dolore peggiora con lo sforzo e può interferire con la vita quotidiana.

Un altro sintomo è l’instabilità del ginocchio, che porta il paziente a sentire il ginocchio debole o che cede, a volte facendolo cadere. In alcuni casi, la rotula può lussarsi durante un movimento banale. La lussazione può ridursi spontaneamente con l'estensione del ginocchio, ma in altri casi richiede l'intervento di un medico. Il dolore durante la lussazione è intenso, seguito da gonfiore che indica la rottura del legamento alare mediale.

Un terzo sintomo è il "blocco" del ginocchio, che si verifica in flessione e dura solo pochi secondi. Questo blocco impedisce la flessione del ginocchio e può verificarsi in situazioni diverse, come durante la camminata o dopo essere rimasti seduti a lungo.

La diagnosi si basa su un esame clinico che divide i pazienti in due categorie: quelli con dolore prevalente, ma senza instabilità, e quelli con instabilità prevalente. Nei pazienti senza instabilità, gli esami strumentali non sono particolarmente utili. Nei pazienti con instabilità, l'esame clinico evidenzia una mobilità marcata della rotula nella troclea. Fattori come una conformazione alterata del femore (displasia) o un’altezza eccessiva della rotula predispongono alla lussazione. Gli esami strumentali aiutano a identificare anomalie nelle strutture ossee, nella posizione della rotula e nei legamenti.

L'esame obiettivo include una valutazione dell'angolo Q e del possibile "strabismo rotuleo", che può suggerire un’alterazione della rotazione del femore o della tibia. L’esame del VMO è essenziale, poiché può essere ipotrofico in caso di malallineamento. Un test della mobilità della rotula durante il movimento di flessione aiuta a rilevare problemi nel suo scorrimento nella troclea.

Gli esami strumentali, come le radiografie e la TAC, sono fondamentali per la diagnosi. Le radiografie forniscono informazioni sulla posizione, altezza e forma della rotula e sulla profondità della troclea femorale. La TAC permette di esaminare le alterazioni ossee anatomiche e i rapporti femoro-rotulei. La risonanza magnetica (RMN) è utile per valutare le alterazioni cartilaginee della rotula, che possono evolvere in artrosi femoro-rotulea, e per analizzare le condizioni dei legamenti e dei muscoli.

Trattamento


Nei pazienti che presentano solo dolore, il trattamento è principalmente medico (con antidolorifici e farmaci antinfiammatori) o fisioterapico. Un aspetto fondamentale del trattamento è lo stretching dei muscoli flessori del ginocchio, poiché la loro contrattura può creare tensioni anomale sulla rotula. Inoltre, è necessario potenziare alcuni gruppi muscolari, come il Vasto Mediale Obliquo (VMO), il cui potenziamento è il primo obiettivo del trattamento. Gli esercizi di rafforzamento muscolare iniziano con esercizi isometrici semplici, come il sollevamento della gamba, e con esercizi di estensione del ginocchio, eseguiti in serie di 10 ripetizioni, almeno due volte al giorno. Il VMO lavora principalmente tra i 60° e lo 0° di estensione. Parallelamente al rafforzamento muscolare, è previsto uno stretching dei muscoli posteriori della coscia (ischio-crurali), il cui eccessivo tono muscolare può aumentare la pressione sulla rotula. È anche consigliato l'uso di ghiaccio, farmaci antinfiammatori non steroidei e cicli di fisioterapia, che possono includere ultrasuoni, laser, tecarterapia ed elettrostimolazione.


L'intervento chirurgico è necessario solo in presenza di anomalie anatomiche che portano a lussazioni frequenti o potenziali della rotula, o in caso di instabilità rotulea evidente. Per il primo episodio di lussazione rotulea, il trattamento conservativo con immobilizzazione è indicato soprattutto per i pazienti più anziani. Nei pazienti giovani, dove il rischio di recidive (ulteriori episodi di lussazione) è elevato, è raccomandato un trattamento chirurgico. Se non ci sono alterazioni ossee, si può intervenire sul legamento alare mediale (legamento patello-femorale mediale) per ripararlo o ricostruirlo, ma questo non corregge le cause fondamentali dell’instabilità. Se invece ci sono anomalie ossee, è possibile correggerle con un intervento chirurgico. L’instabilità rotulea può essere influenzata da diversi fattori anatomici, che devono essere trattati durante lo stesso intervento chirurgico. A seconda delle anomalie presenti, l'intervento può comprendere la trasposizione mediale della tuberosità tibiale anteriore (per correggere il rapporto TA-GT), la sezione del legamento alare esterno, e nei casi di displasia grave, una plastica della troclea femorale e una plastica del vasto mediale. Il chirurgo decide quali tecniche adottare in base alle specifiche anomalie anatomiche da correggere.



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