Fratture del piatto tibiale
Le fratture del piatto tibiale sono traumi articolari complessi che coinvolgono la superficie superiore della tibia, dove si articola con il femore costituendo l’articolazione del ginocchio. Queste fratture possono essere causate da traumi ad alta energia (come incidenti stradali) o a bassa energia (come cadute in pazienti anziani con osteoporosi).
Ecco una panoramica su classificazione, diagnosi, trattamento e protocollo postoperatorio delle fratture di piatto tibiale:
Diagnosi.
La diagnosi delle fratture del piatto tibiale si basa su una combinazione di esame clinico e studi di imaging:
- Anamnesi e esame fisico: Il paziente spesso presenta dolore, gonfiore e limitazione dei movimenti del ginocchio.
- Radiografia: Rappresenta il primo step diagnostico e può mostrare la presenza di frattura, il tipo di frattura e il grado di spostamento dei frammenti.
- TAC (Tomografia Computerizzata):
- Utile per valutare in dettaglio la morfologia della frattura, soprattutto in caso di fratture complesse;
- Permette una visualizzazione tridimensionale dei frammenti e di preparare un adeguato planning preoperatorio.
- RMN (Risona Magnetica):
Indicata per la valutazione delle lesioni associate
Classificazione
Le fratture del piatto tibiale vengono comunemente classificate secondo la Classificazione di Schatzker, che suddivide le tratture in sei tipi, in base alla localizzazione e alla complessità:
- Tipo I: frattura con fissurazione (split fracture) del piatto tibiale esterno, senza depressione della frattura stessa, corrisponde al tipo I.
- Tipo II: frattura del piatto tibiale esterno associata a depressione.
- Tipo III: Frattura con depressione isolata della superficie articolare del piatto tibiale laterale, senza spostamento della parte corticale.
- Tipo IV frattura che interessa il piatto tibiale mediale; dato il substrato anatomico, le forze che causano questo tipo di frattura sono generalmente più importanti di quelle associate con i tipi I, II, o III.
- Tipo V: Frattura sia del piatto tibiale laterale che mediale
- Tipo VI: Frattura complessa con separazione della diafisi tibiale dai condili tibiali (frattura di dissociazione) con frattura di uno o più piatti tibiali.
Questa classificazione è utile per guidare la scelta del trattamento e per stimare la prognosi.
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Trattamento
Il trattamento delle fratture del piatto tibiale dipende dal tipo di frattura, dal grado di scomposizione e dalle condizioni del paziente.
Il trattamento conservativo è riservato a fratture composte o con lieve scomposizione, tipicamente nei pazienti anziani o con patologie che controindicano un intervento chirurgico. Può includere:
- Immobilizzazione in tutore o gesso.
- Riposo, con mobilizzazione dell'arto solo passiva per evitare rigidità.
Fisioterapia precoce per mantenere il tono muscolare.
Il trattamento chirurgico è indicato per fratture scomposte e comminute, lo scopo è effettuare un’osteosintesi per ridurre in modo anatomico la superficie articolare. Le tecniche chirurgiche possono includere:
⦁ Fissazione interna: Uso di placche e viti per stabilizzare i frammenti e ripristinare la congruenza articolare.
⦁ Fissazione esterna: Indicata nei casi di trauma ad alta energia, specialmente se associati a danni dei tessuti molli.
⦁ Innesti ossei: Utilizzati in fratture con ampia depressione della superficie articolare, per riempire i vuoti lasciati dalla frattura.
La scelta tra fissazione interna o esterna dipende dall'entità della frattura e dalle condizioni generali del paziente.
Complicanze
Le complicanze delle fratture del piatto tibiale includono:
- Rigidità articolare: Dovuta a immobilizzazione prolungata.
- Artrosi post-traumatica: Soprattutto nei casi in cui la superficie articolare non sia perfettamente ricostruita.
- Infezioni: Possibili complicanze delle procedure chirurgiche.
- Trombosi venosa profonda: Rischio dovuto alla ridotta mobilità.
In sintesi, il trattamento delle fratture del piatto tibiale richiede una valutazione accurata per stabilire l'approccio più adatto e un protocollo riabilitativo preciso per massimizzare il recupero funzionale e minimizzare il rischio di complicanze a lungo termine.
Protocollo postoperatorio
Il protocollo postoperatorio è fondamentale per il recupero della funzionalità dall'articolarità del ginocchio. Nella prima fase molto importante limitare l’edema e il dolore con l’applicazione frequente di ghiaccio. Il paziente inizia da subito il kinetec per recupero articolare passivo e esercizi di sollevamento arto inferiore a ginocchio esteso per rinforzo muscolare. Il carico su arto operato è concesso dopo almeno 60 o più giorni postoperatori secondo il tipo di frattura.
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